martedì 27 dicembre 2016

Onicocosmesi: domande e risposte sulle unghie

Onicocosmesi: domande e risposte sulle unghie

Onicocosmesi: domande e risposte sulle unghie

A fronte di varie domande, richieste ed alcuni commenti all’articolo sui rischi dell’onicocosmesi approfondirei il discorso sui prodotti e trattamenti per le unghie.
Alcune domande richiedono una risposta un po’ più approfondita di quella che posso inserire in un commento a piè di pagina, ma non posso parlare di tutti i possibili prodotti e trattamenti per le unghie; ci vorrebbe un libro, ed anche bello grosso.
L’onicocosmesi ormai è un segmento ben definito e vasto con una sua industria specializzata che fornisce cosmetici ed accessori, migliaia di “saloni”, centri dove si pratica solo ricostruzione e decorazione unghie e centinaia di corsi di formazione.
Oltre alla attività artigianale e professionale si è poi diffuso un esteso fai da te, con tutorial su internet e riviste specializzate vendute anche nelle edicole. Al mercato vengono offerte continue innovazioni e nuove tecniche ed anche se le basi formulative dei prodotti non presentano grandi cambiamenti le tecniche e soluzioni applicative di cui si parla sono sempre più originali.

Come Nutrire/Rinforzare le unghie

Quando si parla di rinforzare le unghie, più propriamente la loro lamina, c’è ancora chi fa confusione ragionando come se la lamina ungueale fosse composta da tessuti biologicamente vivi.
Le unghie possono essere deboli e fragili come conseguenza dei processi biologici con cui si formano: genetica, carenze vitaminiche o minerali, vari disturbi possono produrre variazioni della struttura chimico fisica della lamina che vediamo. Ma questa è composta da tessuti morti che si sono formati varie settimane o mesi prima e quand’anche la sua debolezza sia dovuta ad esempio ad un qualche carenza vitaminica, apportargli vitamine adesso è assolutamente inutile. Visto quanti ancora parlano di nutrire le unghie, sperando di rinforzarle, applicandogli sopra “vitamine e nutrienti”, ripeto un esempio già utilizzato per i capelli.
Questo è un albero: “respira”, si nutre, si può ammalare e si può guarireQuesta è una sedia prodotta con il legno dell’albero: non respira al massimo è permeabile a liquidi e gas, non si nutre, non si ammala e non si può guarire
La lamina ungueale essendo biologicamente morta modifica la sua elasticità, resistenza e forma comportandosi più come un pezzo di legno che come l’albero da cui il legno è stato ricavato. La composizione della lamina ungueale è relativamente simile a quella della cuticola, lo strato più esterno, dei capelli.
A parte il glicole metilenico (alias la formaldeide) che si lega e modifica la cheratina, crosslinkandone la struttura terziaria, pochissime sostanze intervengono sulla composizione della lamina modificandone effettivamente la durezza e resistenza.
Nail keratin layers, SEM
La lamina al microscopio elettronico
La lamina ungueale ha anche la struttura fisica per certi aspetti simile a quella della cuticola del capello, quindi con vari strati sovrapposti di microscaglie cheratiniche strettamente coese tra loro. Il tenore di lipidi (1 -2%) è inferiore a quello rilevabile nello stratocorneo (12-24%) o nella corteccia del capello e questo può spiegare la permeabilità all’acqua relativamente alta. Lo spessore ( da 0,5 a 1 mm.), molte volte superiore a quello dello strato corneo, comporta che, nonostante la maggiore permeabilità, la perdita di acqua (TOWL) anche se superiore a quella cutanea (TEWL) non influenzi significativamente l’idratazione dell’unghia. Il tipo e la quantità di legami tra le diverse scaglie cheratiniche nella struttura della lamina comporta la assenza del fenomeno della esfoliazione/desquamazione contrariamente alla pelle.
۞ La bufala del nutrire le unghie con prodotti applicati sulla lamina non ha alcun supporto scientifico e neppure nessuna logica. Le unghie si possono rinforzare modificandone la struttura chimico-fisica o applicandoci sopra rivestimenti, film o lamine plastiche più o meno spessi, più duri e resistenti.

Idratare le unghie

Ho ricevuto varie richieste su una presunta pratica o prodotti per idratare le unghie. Non mi risultava che fosse un argomento con un qualche seguito ma ho poi verificato che molti ne parlano..
Si tratta per lo più di nonsensi ed assurdità che girano su internet dove si confonde la lamina ungueale con la pelle e si attribuisce ad una indimostrabile secchezza delle unghie la loro presunta fragilità. Il tenore di umidità nella lamina ungueale, a causa del suo spessore è meno dipendente dalla perdita di acqua TOWL di quanto invece lo è dalla umidità esterna. Ma quel che più conta, ed è stato dimostrato, il tenore di umidità dell’unghia (dal 7 al 25%) non ha alcuna relazione con la sua fragilità. Insomma si discute molto di un fattore che non è dimostrato abbia alcuna relazione con il problema che si vorrebbe risolvere. Anche alcune manifestazioni che si pensa siano precursori della fragilità, onicoressia e onicoschizia ( rilievi longitudinali o orizzontali ) non risultano correlati all’idratazione della lamina ungueale.
In questo contesto non deve stupire il diffondersi di bufale paradossali dove per “idratare le unghie” anziché immergerle in acqua si applicano prodotti, che poi in realtà le disidratano. La pratica di applicare oli o emollienti, fino a creme idratanti non considera che l’unghia non è il sottilissimo strato corneo ed impermeabilizzandole con emollienti, oli o prodotti simili si riduce la TOWL ma soprattutto si riducono gli sbalzi del tenore di umidità superficiale dovuti all’umidità esterna.
۞ La bufala dell’idratare le unghie per renderle meno fragili non tiene conto del fatto che la fragilità delle unghie non dipende affatto dal loro tenore di umidità e che questo è frutto dell’equilibrio tra perdita d’acqua attraverso l’unghia (TOWL) e l’umidità esterna, il più delle volte già superiore all’umidità superficiale dell’unghia.

Disidratare le unghie

Alcune domande da professionisti vertevano sull’azione opposta alla idratazione.
In effetti, soprattutto chi fa ricostruzione con tip o tessuti (wrap) si trova ad utilizzare materiali particolarmente sensibili all’umidità, come gli adesivi cianoacrilati.
In questo caso per una corretta esecuzione della applicazione, può servire una preventiva disidratazione della superficie. Non servono prodotti high tech ad alto costo. La semplice applicazione di solventi basati su alcohol e acetone o componenti volatili analoghi una volta evaporati lascia la superficie dell’unghia, oltre che “pulita” adeguatamente disidratata.

Limare o non limare?

Limare le superficie dell’unghia penso sia il gesto che più si identifica con il concetto di manicure. In alcuni commenti al precedente articolo si accenna ad una vera e propria ossessione per la lima, usata a volte eccessivamente ed a sproposito.

Rilievi longitudinali si manifestano anche senza una causa specifica
In effetti mentre è relativamente facile con un lima lisciare la superficie della lamina non è facilissimo impedire che riducendone lo spessore questa non si indebolisca ulteriormente. Il problema è evidente quando si cerca di ridurre i rilievi longitudinali della onicoressia lieve. La lima utilizzata con grande competenza può abbassare solo il rilievo, ma può scavare anche dove non è necessario. Molte volte con l’obiettivo di creare una superficie liscia si è portati a ridurre lo spessore di tutta l’unghia, indebolendola notevolmente. Tecniche un po’ più complesse in grado di “ammorbidire e lisciare” la superficie dell’unghia con sostanze in grado di modificare i ponti disulfide ( disolfuri ) della cheratina non sono normlmente utilizzate, nonostante la disponibilità di prodotti basati su cisteina o acido tioglicolico. Quindi la procedura corretta dipende molto da occhio, capacità e competenza di chi lima. La scelta tra tecniche con cui si rimuovono i rilievi e quelle con cui li si copre dipende molto dallo stato effettivo dell’unghia e più questa è sottile, debole o compromessa, più è improbabile che la lima sia la soluzione.

Smalti permeabili

Si tratta di un nuovo claim non ancora molto utilizzato da noi. In sostanza si evidenzia come un rivestimento anche sottilissimo come quello dello smalto, tende a ridurre la permeabilità della lamina. Quindi si vantano formulazioni “permeabili” per far intendere che applicando il prodotto la lamina scambia maggiormente con l’esterno rispetto ad altre formulazioni. Visto come sono formulati alcuni degli smalti che si autoproclamano “permeabili” ho la netta impressione che sia tutta fuffa pubblicitaria. Gli smalti e qualunque adesivo, tips o wraps che viene applicato sulla lamina, comunque ne riduce la permeabilità ed anche se alcuni possono ridurla meno, più è spesso, uniforme e lucido il materiale meno ha senso parlare di permeabilità. Un test molto semplice, mettendo una goccia d’acqua sopra ad un foglio di carta ricoperto di smalto, dimostra che anche gli smalti che si autoproclamano permeabili all’acqua non sono permeabili affatto.

Onicomicosi

Anche per promuovere la vendita di rimedi per l’onicomicosi se ne parla molto, forse troppo.
Le infezioni delle unghie sono un bel problema, difficilmente riconoscibili, difficilmente risolvibili e con frequenti recidive. Molti confondono manifestazioni della psoriasi o di altri disturbi con l’onicomicosi, che in molti casi anche i dermatologi possono diagnosticare con certezza solo con uno screening microbiologico. Materia medica da lasciare a chi ha le competenze professionali per affrontarla.
Immagine tratta da “Cosmetic Dermatology”
Infezione sotto un'unghia artificiale
La massima cura nel ridurre il rischio di contaminazioni batteriche o fungine in chi fa manicure, ricostruzione unghie o semplice nail art è indispensabile per ridurre questi rischi. Quando l’infezione effettivamente c’è, la maggioranza dei rimedi fai da te proposti su internet sono soluzioni strampalate, dove si immagina che un qualunque biocida topico, perché no il tanto di moda olio di tea tree, possa debellare una colonia che prolifera fuori e dentro la lamina. È evidente che sulla superficie qualunque funghicida può debellare un fungo. Funziona decisamente bene anche il “banale” ipoclorito di sodio. Ma più il fungo è penetrato nella lamina più sono necessarie formulazioni specifiche, antibiotiche o antifungine, in grado di penetrare la lamina e di restarci il tempo necessario.
Rodolfo Baraldini

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